Filosofia

“Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere.” – M. Gandhi

Intro

Benvenuti nello Studio Fisioterapico Privato di
CARLOTTA VITI

Un qualsiasi percorso di fisioterapia etica si basa sulla trasparenza e sulla chiarezza dei presupposti e del costrutto conoscitivo che portano alla formulazione di un PROGETTO terapeutico condiviso. Quest’ultimo si basa sulla RELAZIONE terapeutica che, caratterizzata da fiducia e rispetto reciproci, necessita di regole che permettano la corretta realizzazione del progetto stesso.
Per questi motivi metto a disposizione, oltre al mio Curriculum Vitae, tutte quelle informazioni riguardanti la professione e la sua regolamentazione, affinché possano rendere la scelta più consapevole, serena e sicura.

Le informazioni e le regole di seguito condivise vanno interpretate come segno di trasparenza, nel rispetto di chi, consapevole delle potenzialità ancora inespresse della Fisioterapia ma anche dei suoi limiti, nonché dell’importanza della relazione e della ricerca, ha scelto di investire il proprio tempo per aiutare le Persone a risolvere le disfunzioni e gestire il dolore attraverso un percorso individualizzato, che prevede l’integrazione dei più moderni concetti fisioterapici e medici, in collaborazione con altre figure professionali sanitarie. La normativa è quindi da contestualizzare alla realtà dello Studio ed alle risorse umane e strutturali disponibili.
Sono sempre ben accetti confronto e critica costruttivi, con suggerimenti propositivi, volti al miglioramento dell’accoglienza, della gestione  e del servizio negli spazi a disposizione.
Qualsiasi limite è inteso come punto di partenza per un nuovo percorso di crescita e non a giustificare negligenza, imperizia o imprudenza che saranno accuratamente evitati.

Tutte le informazioni messe a disposizione sono pensate a garanzia di principi di:
Uguaglianza
La relazione terapeutica si basa su regole uguali per tutti, senza differenze di sesso, razza, lingua, religione ed politica;
Imparzialità
I comportamenti sono ispirati a criteri di obiettività, giustizia ed imparzialità;
Libertà di Scelta
L’utente ha diritto di scelta tra i servizi distribuiti sul territorio;
Partecipazione
L’utente ha il dovere di garantire la propria partecipazione attiva al percorso, sia per tutelare il proprio diritto alla salute ed al trattamento, sia per favorire la riuscita del progetto terapeutico condiviso;
Informazione
L’utente ha diritto di accesso alle informazioni in possesso dello studio e ad essere informato sul proprio stato di salute;
Continuità
Il servizio deve essere erogato con continuità, sulla base delle modalità, delle tempistiche e della frequenza stabilite dal progetto terapeutico condiviso e del buon senso.
In caso di problemi organizzativi verranno adottate misure atte ad arrecare il minor disagio possibile.


Le cinque fasi del percorso

La prima seduta è fondamentale: si tratta del momento in cui vengono raccolti i dati forniti dal paziente, selezionati secondo rilevanza, integrati con le altre informazioni ottenute tramite tecniche di valutazione, test funzionali ed un eventuale “trattamento o esercizio di prova” per poi essere interpretati secondo un razionale clinico che si basa sull’intero percorso formativo del professionista e che porterà alla pianificazione del percorso fisioterapico. La prima seduta è quindi costituita da un momento di ascolto del paziente ed approfondimento di alcuni aspetti con domande specifiche, raccolta della documentazione rilevante (referti, immagini, diagnosi e prognosi medica, etc), compilazione della scheda, eventuali test, foto e video e trattamento o esercizio di prova. Durante la prima seduta possono essere fatte domande specifiche sul lavoro, sugli sport e gli hobby, sulle posture mantenute ed i movimenti ripetuti, sugli spazi e gli arredi, sul tipo di materasso ed abitudini durante il sono, sui mezzi di trasporto o altro che possa supportare una prima analisi ergonomica, posturale e sullo stile di vita su cui si basano i primi consigli in merito. Possono inoltre essere fatte domande personali sullo stato di stress psico-emotivo, sulla presenza di conflitti e sofferenze legate a lutti o perdite importanti, sulle paure o l’ansia, sulle aspettative rispetto alla terapia e sulla disponibilità a partecipare attivamente. Quando utile, possono essere richiesti dettagli rispetto alle abitudini alimentari, il ritmo sonno-veglia, l’utilizzo di farmaci o altre sostanze, in quanto strettamente correlati con gli stati infiammatori e con i meccanismi di modulazione del dolore. Tutte queste informazioni sono fondamentali per individuare e concordare obiettivi, modalità di trattamento e tempistiche. Quando utile al paziente può essere chiesto di tenere un diario libero o di compilare una tabella pre-stampata sulle attività e sull’andamento di segni e sintomi nelle 24-48h o fino alla seduta successiva, al fine di monitorare la disfunzione e la sua correlazione con le attività di vita quotidiane e specifiche. Al termine della prima seduta può essere richiesta una visita specialistica, consigliato un approfondimento diagnostico o richiesto un confronto con il medico curante prima di procedere con qualsiasi iter che, in pimis, non deve nuocere. Il fisioterapista professionista è sempre responsabile delle proprie azioni, non agisce per conto altrui ma in scienza e coscienza è chiamato a rispondere in prima persona di scelte e trattamenti: si riserva quindi il diritto-dovere di non intervenire se dovesse ritenerlo inutile o dannoso per il paziente, anche in presenza di richiesta medica dettagliata. Per tutti questi motivi la durata della prima seduta può essere più lunga delle altre, ha un costo maggiorato, prevede il consenso informato e firmato al trattamento fisioterapico e dei dati inseriti nella scheda o raccolti in altra forma. La prima seduta, come tutte le altre, non può in nessun modo essere effettuata da altri o via telefono.

La pianificazione del percorso è il frutto di un’attenta analisi di tutti i fattori predisponenti, scatenanti e di mantenimento della disfunzione specifica, nonché di tutte le sue caratteristiche, dalla storia ad oggi, il comportamento di segni e sintomi nelle 24h rispetto ad attività, farmaci e cure, in relazione alla stadiazione della patologia, alla fase di guarigione dei tessuti, tenendo conto dello stato di salute generale e psico-fisico, delle bandiere gialle (cautela) e bandiere rosse (controindicazioni). L’iter è caratterizzato da continue valutazioni e rivalutazioni, che permettono di tarare tutti gli elementi, dalla forza applicata in una tecnica, al tipo ed alla durata di un esercizio o della seduta, alla frequenza degli incontri, alla durata dell’intero percorso, con controlli a 3-6-12 mesi, monitoraggio a distanza con esercizi specifici e mantenimento del risultato con sessioni individuali o collettive per la gestione dell’esposizione graduale ai carichi nella vita quotidiana ed al gesto specifico (es. nei musicisti, artisti e sportivi). L’iter ha tempistiche e modalità differenti in ogni soggetto e deve essere concordato all’inizio e ad ogni valutazione e revisione, come anche la pianificazione di ciascun incontro individuale o sessione collettiva.

Durante l’iter riabilitativo vengono svolte valutazioni e rivalutazioni per avere una supervisione dell’andamento più oggettiva possibile da associare alla percezione soggettiva del paziente. Le valutazioni possono consistere in test, in dimostrazioni funzionali, in misurazioni strumentali o computerizzate tramite foto o video. L’importanza della misurazione non è solo quella di oggettivare il lavoro svolto ma anche quella di modulare costantemente dosaggi, durata, frequenza di tecniche ed esercizi.I parametri primari presi in considerazione durante il controllo sono: segni (limitazione di movimento, deficit muscolare, alterazione dei riflessi, etc), sintomi (dolore, formicolio, etc), risposta sensoriale (es: arrossamento cutaneo, alterazioni della sensibilità, etc).

La letteratura scientifica oggi più che mai conferma ciò che l’esperienza ci aveva già insegnato: la gestione di casi clinici complessi come ad esempio quelli che affliggono i pazienti con dolore cronico, patologie degenerative, disfunzioni cervico-cranio-facciali, etc, è possibile solo tramite un approccio interdisciplinare, basato sulle evidenze scientifiche e sulla best practice. Il vero lavoro in team è il risultato di un processo complesso di approfondimento ed aggiornamento continuo, confronto ed integrazione dei saperi, condivisione degli obiettivi e discussione di ciascun caso clinico. Presuppone conoscenza, umiltà, rispetto reciproco, fiducia, dedizione e richiede molte risorse in termini di tempo ed energie.
Dal 1999 ad oggi ho conosciuto molti professionisti sanitari, ho imparato a riconoscerne pregi e limiti ed ho scelto di circondarmi solo di Persone-Professionisti che, capaci e disponibili, possano supportare il valore del mio operato in modo serio ed affidabile, occupandosi degli aspetti che vanno oltre le mie possibilità ed il mio ruolo. Ad oggi sono molti i colleghi che appartengono a questa RETE di Professionisti Specializzati a cui mi affido per consulenze, con cui scambio pareri e discuto casi clinici complessi, al fine di offrire un supporto concreto ed evitare la “migrazione” dei pazienti, alla ricerca di risposte complete al problema per il quale si rivolgono a me. Fanno parte di questa RETE nazionale alcuni fisiatri, neurologi, ortopedici, ecografisti, chirurghi della mano e maxillo-facciale, dermatologi e chirurghi estetici, otorinolaringoiatri, oculisti, ortottisti, foniatri, logopedisti, pediatri, odontoiatri, ortodontisti, gnatologi, gastroenterologi, anestesiologi, psichiatri, psicologi, nutrizionisti, istruttori e preparatori atletici. In virtù di questo approccio, oltre alle diverse collaborazioni con i singoli professionisti, sono nate molte collaborazioni con altri Centri, Istituti e Gruppi di Ricerca e Studio.
 
Si effettuano consulenze presso diversi studi medici e odontoiatrici, per università e provider di formazione e sono attive diverse collaborazioni con colleghi italiani e non, per alcuni progetti di ricerca sul dolore cronico, le disfunzioni cranio-facciali, gli acufeni, il movimento ed i carichi nella danza, il barefoot nel running estremo, le lesioni delle pulegge nell’arrampicatore.
 
Leggi anche – Rete.
Leggi anche – Attività.

Mantenere i risultati a lungo termine è forse l’obiettivo più complesso, soprattutto quando si tratta di patologie degenerative o disfunzioni causate da uno stile di vita non ottimale, fattore scatenante o contribuente il problema. Infatti, abitudini alimentari scorrette, vita sedentaria, posture mantenute o movimenti ripetuti e non correttamente compensati da attività motorie appropriate o esercizi specifici, può reiterare la disfunzione o impedirci di risolverla. Per questi motivi, una corretta analisi del problema, una chiara spiegazione dei fattori predisponenti, scatenanti e di mantenimento ed un buon progetto fisioterapico, associati ad un atteggiamento propositivo e partecipativo, sono l’inizio della risoluzione del problema. In caso di trattamento post chirurgico o post traumatico, il percorso ha spesso una propria tempistica definita, che porta al miglior recupero possibile – totale o parziale – delle funzioni residue che può anche non necessitare di percorsi di mantenimento post recupero funzionale. In caso di recupero funzionale del gesto specifico in atleti, artisti o musicisti, dopo traumi, incidenti o chirurgie, come anche in situazioni disfunzionali da posture, sovraccarichi o overuse, può rendersi necessario un percorso di mantenimento personalizzato, con controlli più frequenti. In caso di patologie degenerative è evidente che gli obiettivi sono quelli di rallentare il decorso o compensarlo al meglio, facendo i conti con quelle che sono le caratteristiche anatomo-funzionali ed il potenziale residuo. In caso di uno stile di vita scorretto è senza dubbio possibile modificare le abitudini a favore di scelte migliori che, tutte assieme, possano concorrere ad una fisiologia migliore.
 
I tasselli quotidiani chiave per una vita sana sono:
– alimentazione
– ritmo sonno veglia
– ergonomia corretta
– compensazione dei movimenti ripetuti
– movimento aerobico
– socializzazione e buonumore
 
Nel caso in cui il problema primario sia il dolore cronico, diventano elementi imprescindibili l’approccio interdisciplinare, la partecipazione attiva e propositiva da parte del paziente, una progettazione a lungo termine con controlli a scadenze ed obiettivi predefiniti associati a percorsi di mantenimento e supporto individualizzati. Presso lo Studio Fisioterapico Viti è possibile essere seguiti sotto ciascuno di questi aspetti, grazie a percorsi individualizzati, gestiti singolarmente o a piccoli gruppi, allo scopo di mantenere i risultati raggiunti, migliorare la performance, essere supportati nell’impegno quotidiano della cura si sé e delle sane abitudini di vita.


I Cinque Strumenti Chiave

Il Fisioterapista ha il dovere di effettuare la propria VALUTAZIONE FUNZIONALE FISIOTERAPICA, anche in presenza di prescrizione medica, in quanto diretto responsabile delle proprie azioni e delle proprie scelta, effettuate in scienza e coscienza, sulla base di tutte le informazioni utili necessarie. Per questo motivo è indispensabile la RACCOLTA DATI e la compilazione di una SCHEDA FISIOTERAPICA completa di tutte le informazioni rilevanti per l’elaborazione di un RAGIONAMENTO CLINICO corretto, oltre che della VALUTAZIONE FUNZIONALE FISIOTERAPICA. La scheda può essere in formato cartaceo o telematico e può essere completata con foto e video.
 
La Valutazione Funzionale Fisioterapica (VFF) mira ad individuare la disfunzione specifica a carico di uno o più distretti corporei, al fine di impostare un iter riabilitativo individualizzato mirato ed efficace.
La VFF è caratterizzata da domande specifiche per indagare segni e sintomi e loro caratteristiche,  contestualizzandoli in un’ottica funzionale e correlandoli alle attività di vita quotidiane.
Di seguito alcuni esempi che possono essere di aiuto per prepararsi alla prima seduta, durante la quale verrà svolta in toto o parzialmente la VFF, al fine di collaborare al meglio alla configurazione ed alla comprensione del quadro clinico. Ovviamente non si tratta di una relazione diretta ed inequivocabile e non tutte le informazioni sono rilevanti in tutte le situazioni. Si invita quindi a prendere in considerazione solo i suggerimenti che possono avere relazioni con la problematica in corso.
 
Elementi principali della cartella riabilitativa:
dati del paziente – professione: contesto – ergonomia – posture mantenute e movimenti ripetuti – attività (sport e hobby) nelle 24 ore – esordio e storia dei segni e sintomi: episodi precedenti e durata di questo episodio – segni e sintomi attuali: ipotetica causa; andamento nelle 24h; cause scatenanti; – sintomi e segni durante il sonno e qualità e quantità del ritmo sonno-veglia – trattamenti precedenti – diagnostica e prognostica – diagnostica per immagini ed esami: lastre, risonanza magnetica, TAC, valori di sangue e urine, ecc. – stato di salute generale: altri disturbi o patologie – interventi chirurgici attuali e passati – farmaci assunti attualmente ed in passato e per quali ragioni – traumi importanti – controllo sfinteri: vescica ed intestino; deambulazione; postura seduta ed eretta; asimmetria gambe; – utilizzo di plantari, splint, bite, tutori o ausili; – movimenti limitati o dolenti; – altri sintomi rilevanti; – segni neurologici (forza, riflessi, sensibilità, coordinazione e controllo motorio, altre sensazioni come il formicolio); obiettivi a breve medio e lungo termine – perdità di peso improvisa – sistema cardio-circolatorio, linfatoco e respiratorioinfezioni e infiammazioni in atto; osteopenia/osteoporosi; fratture; presenza di mezzi di sintesi (protesi, artrodesi, spirale, ecc…); cicatrici – stress; perdite; lutti; traslochi; problematiche lavorative, economiche, familiari; depressione; altri elementi rilevanti.

L’informazione corretta riguardo la patologia/disfunzione che ci affligge, le sue cause e la relativa proposta terapeutica non è solo un diritto, bensì è parte integrante della terapia stessa.
La consapevolezza è infatti il primo passo verso la risoluzione del problema:
1.
conoscere il corpo umano ed il suo linguaggio ci permettere di non essere in balia di segni e sintomi sconosciuti e sgradevoli ma di comprenderli e gestirli;
2.
essere al corrente delle cause significa potere già attivare strategie per ridurre e contenere la cascata di eventi che ne conseguirebbe se non le limitassimo;
3.
avere a disposizione esercizi e strategie per gestire il dolore e non farlo aumentare ci permette di avere la situazione sotto controllo, riducendo così lo stress e l’abuso di farmaci autogestiti che – sul lungo termine – possono portare ad effetti collaterali indesiderati.
 
L’informazione è quindi un momento importante del percorso terapeutico e può essere fornita con spiegazioni o tramite strumenti come schemi, disegni, poster, infografiche, video, brochures, opuscoli o altro materiale in formato cartaceo e elettronico.

La Privacy del Paziente è tutelata in primis dal comportamento del Professionista che si impegna ad adottare tutte le misure di sicurezza per preservarla.
Tali Misure di Sicurezza sono dettate dal buon senso e regolate per legge ai sensi del D.Lgs. n.196 del 30 giugno 2003.
Per effetto di tale decreto si redige entro il 31 marzo di ogni anno il Documento Programmatico sulla Sicurezza nel Trattamento dei Dati Personali.
Nella relazione con il paziente tale decreto si traduce in un foglio contenente l’Informativa per il Paziente ed il conseguente Consenso (o Autorizzazione) che egli sceglie liberamente di firmare.
 
Leggi anche – Informativa sulla Privacy

1.
ha diritto all’assistenza ed al trattamento nel rispetto di dignità umana, abitudini culturali, convinzioni politiche e religiose ed orientamento sessuale;
2.
ha diritto ad essere sempre chiamato con il proprio nome e cognome e di essere interpellato con il pronome “Lei”;
3.
ha diritto alle informazioni sanitarie relative a: prestazioni erogate, modalità di accesso e presa in carico, competenze offerte;
4.
ha diritto all’accesso alle informazioni in modo esauriente e comprensibile in merito a: diagnosi, patologia/disfunzione, valutazione, iter terapeutico, prognosi;
5.
ha diritto di ricevere tutte le informazioni che gli permettono di esprimere un consenso informato
prima di essere sottoposto a terapie;
6.
ha diritto all’informazione rispetto alle possibilità di indagini e trattamenti alternativi a quello proposto ed al razionale che guida la scelta verso un’opzione piuttosto che un’altra;
7.
ha diritto di segretezza riguardo ai dati relativi al proprio stato di salute ed alle motivazioni per le quali ha intrapreso un percorso terapeutico;
8.
ha diritto di sottoporre reclami rispetto ad eventuali criticità o disservizi, che devono essere prontamente esaminati, e sul cui esito egli essere tempestivamente informato.

1.
all’interno delle strutture sanitarie è richiesto un comportamento responsabile e coerente, nel rispetto dei diritti e nella comprensione dei bisogni altrui;
2.
qualsiasi atto terapeutico fa riferimento ad un progetto condiviso al quale è stato dato il consenso informato e presuppone la volontà di collaborare con gli operatori sanitari chiamati a metterlo in atto;
3.
l’accesso alla struttura sanitaria esprime un’intenzione ed una scelta consapevole da parte del cittadino-paziente che intende avvalersi di un servizio basato sulle competenze specifiche di un professionista della salute con il quale costituisce un rapporto di fiducia e di rispetto, presupposto indispensabile per l’impostazione di un corretto programma terapeutico assistenziale;
4.
per qualsiasi motivazione, l’intenzione di rinunciare a prestazioni sanitarie programmate ed interrompere l’iter pianificato, deve essere immediatamente comunicati per evitare spreco di tempi e risorse;
5.
per qualsiasi motivazione, le sedute non effettuate e non annullate entro le 24 ore, saranno regolarmente addebitate, indipendentemente dal fatto che un altro paziente abbia potuto usufruire di quella possibilità o meno, nel rispetto del tempo e delle risorse che il professionista ha messo a disposizione per preparare una seduta individualizzata e degli altri cittadini in lista di attesa per accedere al servizio;
6.
qualsiasi cittadino che entri  nella struttura, paziente o accompagnatore che sia, è tenuto al rispetto degli ambienti, delle attrezzature, degli strumenti, del materiale informativo, degli oggetti e degli arredi che si trovano all’interno dei diversi ambienti -attesa, servizi, spazi terapeutici- e chiunque infranga questa regola sarà chiamato a rispondere personalmente dei danni arrecati;
7.
il rispetto dell’orario degli appuntamenti stabiliti è di fondamentale importanza, al fine di permettere lo svolgimento della normale attività terapeutica, nei tempi e nei modi previsti, e di non interferire con il diritto altrui di usufruire a pieno della propria opportunità;
8.
nelle strutture sanitarie è opportuno evitare comportamenti inopportuni, che possano creare situazioni di disturbo o disagio agli altri pazienti (rumori, radio o telefoni cellulari con volume alto, ecc.), offensivi o lesivi (commenti non richiesti, interferenze ed ingerenze di qualsiasi sorta, violazione della privacy, atti di invasione dello spazio corporeo altrui, azioni terapeutiche in spazi e contesti dove non si ricopre il ruolo di professionista sanitario, qualsiasi abuso di professione, etc): qualsiasi comportamento inappropriato verrà gestito secondo le opportune misure e secondo la normativa in merito;
9.
In tutti gli ambienti sanitari, toilettes incluse, è severamente vietato fumare o fare uso di qualsiasi sostanza: Il rispetto di tale norma è un atto di accettazione della presenza degli altri, del diritto alla salute collettiva, nonché un sano stile di vita;
10.
il diritto dell’utenza ad una corretta informazione sull’organizzazione della struttura sanitaria è complementare al corrispettivo dovere di informarsi nei tempi, nelle sedi e nelle forme opportune.
 
La partecipazione attiva all’adempimento dei suddetti doveri è il presupposto per usufruire pienamente dei propri diritti: l’impegno personale ai propri doveri è una forma di rispetto verso sé stessi, verso la comunità, gli operatori sanitari ed i servizi erogati; ottemperare ad un dovere vuol dire anche migliorare la qualità delle prestazioni erogate.