Da sempre il termine “demenza” riporta alla mente l’idea di una persona che soffre, sempre meno autosufficiente, che scompare dentro un mondo impenetrabile, spesso caratterizzato da silenzi ed espressioni incomprensibili ai familiari, soli ad elaborare un lutto lento ed inesorabile.
La buona notizia è che, nonostante siano ancora molti gli aspetti da studiare ed approfondire, la scienza ad oggi ci permette di distinguere le differenti aree compromesse, stadiare la patologia, ma soprattutto di ritardarne gli effetti e gestire le difficoltà ad essi correlate.
Ad esempio il morbo di Alzheimer fa riferimento ad un processo neuro-degenerativo lento e graduale, caratterizzato da fasi iniziali con isolate difficoltà che riguardano competenze cognitive specifiche, mentre nello stadio avanzato la compromissione cognitiva è maggiore e più invalidante.
Sebbene ad oggi non esista ancora un farmaco risolutivo, molti sono gli studi che confermano l’importanza dello stile di vita: quest’ultimo influenza infatti fortemente la salute del nostro corpo e del nostro cervello. Nello specifico è stato riscontrato che la combinazione di attività fisica e mentale sia in grado di rallentare gli effetti dell’invecchiamento, promuovere nuove connessioni neurali e a compensarne la progressiva perdita. La letteratura scientifica converge nel sostenere che gli esercizi aerobici aiutino a preservare le strutture corticali e sotto-corticali, mentre la stimolazione delle capacità mentali ne garantisca la corretta funzionalità: la sinergia tra attività fisica e mentale è ad oggi un’ottima strategia non farmacologica per la prevenzione e la gestione della compromissione cognitiva.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27481112
Nell’ambito dello studio Finnish Geriatric Intervention Study to Prevent Cognitive Impairment and Disability, l’autrice Miia Kivipelto, ha verificato gli effetti di un intervento specificatamente indirizzato alla diminuzione dei fattori di rischio della demenza rispetto alle funzioni cerebrali degli individui. 1260 soggetti finlandesi di età compresa tra i 60 e 77 anni, hanno partecipato allo studio: metà di loro erano sottoposti ad un intervento mirato (dieta corretta, esercizi di allenamento sia muscolare che cardiovascolare, gestione dei fattori di rischio metabolici e cardiovascolari, esercizio cognitivo, stimolazioni relazionali, sociali e creative, etc) mentre all’altra metà del gruppo erano forniti solo consigli per uno stile di vita sano (gruppo di controllo). Dopo due anni tutti i punteggi ottenuti dai partecipanti appartenenti al gruppo che aveva usufruito del programma intensivo erano del 25% più alti rispetto a quelli ottenuti dagli individui del gruppo di controllo.
Ngandu, T., Lehtisalo, J., Solomon, A., Levälahti, E., Ahtiluoto, S., Antikainen, R., Bäckman, L., Hänninen, T., Jula, A., Laatikainen, T., Lindström, J., Mangialasche, F., Paajanen, T., Pajala, S., Peltonen, M., Rauramaa, R., Stigsdotter-Neely, A., Strandberg, T., Tuomilehto, J., Soininen, H., Kivipelto, M. (2015). A 2 year multidomain intervention of diet, exercise, cognitive training, and vascular risk monitoring versus control to prevent cognitive decline in at-risk elderly people (FINGER): a randomised controlled trial. The Lancet, DOI: 10.1016/S0140-6736(15)60461-5
Questi i presupposti che hanno portato alla nascita ed alla crescita del Progetto BRAINING: si tratta di un approccio interdisciplinare e multi-modale che vede la collaborazione di diversi professionisti e mira ad affrontare il problema della compromissione cognitiva in termini preventivi. Si tratta di una prospettiva che ribalta la visione della “malattia”, focalizzando l’attenzione sulle competenze residue più che sulla loro perdita, sui canali alternativi integri, sulla dignità della persona, sull’importanza delle relazioni sociali e familiari, degli stimoli ambientali e di quelli emozionali, oltre -ovviamente- al training aerobico e cognitivo. Partendo quindi da un’informazione corretta per tutti, offre un supporto attivo alle famiglie, promuove un percorso di prevenzione per le persone ad alta familiarità ed uno per le persone con iniziale compromissione, entrambe caratterizzati da laboratori mirati all’attivazione fisica, cognitiva, emozionale e relazionale.
Di tutto ciò, del PROGETTO BRAINING e di molto altro si parlerà nella serata informativa del 27/3 alle ore 19, come sempre gratuita e con prenotazione obbligatoria.