Lunedì 21/2/2020 è stato individuato il caso 1 di CoVid19 all’Ospedale di Codogno, il giorno successivo il Governo si è riunito ed il 23/2 sera il Presidente Conte ha emesso il primo Decreto di emergenza, entrato poi in vigore dalla mattina del 24/02. Al primo DPCM ne sono seguiti altri 5, gradualmente sempre più restrittivi, ai quali si aggiungono varie ordinanze regionali e regolamenti comunali.

Questo susseguirsi di comunicati è per alcuni il segno di un cauto e ponderato adattamento alla situazione, nel tentativo di ritardare il più possibile la “chiusura totale”, mentre per altri è il segno di un navigare a vista caotico, rincorrendo il virus, piuttosto che anticipandolo.

Allo stesso tempo questa modalità ha il pregio di favorire la metabolizzazione delle informazioni da parte della popolazione ed il lento adattamento alle nuove misure restrittive, dall’altro però ha il limite di aggiungere allo stato già di allerta ed ansia, quello di incertezza e confusione. Una incertezza strettamente connessa al senso di sospensione e di attesa che non permettono alcuna pianificazione della propria vita, nel breve e nel medio termine; una confusione legata alla difficoltà di ricezione, comprensione e rispetto delle regole date.

Tutto questo provoca disagio, alimenta impotenza, promuove frustrazione e suscita rabbia. C’è la rabbia di chi faticosamente rispetta le regole e scopre che non tutti lo fanno; c’è la rabbia di chi non condivide le scelte del Governo e fatica a riconoscerle come valide; c’è la rabbia di chi si sente oppresso, recluso e violato nella propria libertà e c’è la rabbia di chi ha già capito il “piano” anti-democratico che sottostà a queste scelte restrittive…

Quanto può continuare a bollire questa pentola a pressione?

E’ importante che ciascuno di questi sentimenti vengano riconosciuti da ciascuno di noi, maneggiati con cura e veicolati in attività propositive, caratterizzate da obiettivi chiari e raggiungibili. Per questo è necessario essere concreti ed individuare un timing ipotetico, all’interno del quale pianificare il proprio agire e collocare il proprio esistere.

Nel frattempo è importante mantenere a fuoco le priorità, senza lasciarsi distogliere dal rumore di fondo del malessere collettivo che, seppur comprensibile e condivisibile su più piani di lettura, è ad oggi però più inutile che produttivo. Questo non significa rinunciare alla capacità critica né chiudere le porte alle diverse ipotesi socio-economiche e politiche che diversi esponenti -degni di stima- stanno avanzando.

Seppur vigili e critici, ad oggi siamo di fronte ad alcune priorità dettate da fatti contingenti innegabili, non ipotesi più o meno probabili:  il virus esiste, ha incontrato l’uomo e quest’ultimo deve riorganizzare la propria esistenza in virtù di esso, in attesa di cure efficaci per gestire la malattia, di vaccini adeguati per abbassarne la aggressività, di sviluppare difese e immunità che lo rendano inoffensivo. Tutto ciò richiede tempo mentre in ballo ci sono le nostre libertà, le nostre autonomie, le nostre economie e le nostre esistenze che spingono e ci rendono irrequieti, meno tolleranti e più irascibili.

Oggi più che mai è importante tenere la barra al centro e mettere in atto tutte le nostre risorse e strategie di resilienza: cominciamo con il fare chiarezza tra le diverse informazioni a disposizione, leggendo l’ultimo decreto datato 22/03/2020 che riassume gli aspetti salienti dei 5 precedenti ed aggiunge nuove restrizioni, riprese e spiegate nella pagina della Regione Emilia Romagna.

Nella speranza che il Governo capisca che la società civile necessita di indicazioni chiare e di tempistiche a breve e medio termine atte alla pianificazione di una vita, privata e lavorativa, che non può basarsi sulle notizie giornaliere e sulle regole che a cascata vengono recepite e ri-elaborate ai diversi piani del potere, dobbiamo continuare pazientemente a fare del nostro meglio per tenere alti il livello igienico e la distanza sociale.

Il video della Polizia di Stato ci spiega il come ed il perché.