Riabilitazione Equestre

Intro

La riabilitazione equestre (in inglese Therapeutic Riding, da cui la sigla TR) è un tipo di riabilitazione che utilizza come mezzo terapeutico il cavallo. Per quanto in Italia sia di recente introduzione, rappresenta un’importante risorsa riabilitativa, rieducativa e di integrazione sociale per i soggetti con disabilità. In Italia si applica prevalentemente a soggetti con disabilità neuro-motoria, psichica, cognitiva e può essere un valido strumento rieducativo anche per soggetti con disagio sociale. Nei paesi del nord Europa, Australia e Nuova Zelanda è molto utilizzata anche per il trattamento delle disfunzioni della colonna e posturali, al fine di rinforzare la muscolatura profonda e superficiale. Richiede centri adeguatamente attrezzati, metodologia di applicazione rigorosa e una équipe di professionisti con preparazione specifica, coerente con la qualifica rivestita all’interno dell’équipe. La riabilitazione equestre con le discipline che la compongono può rappresentare, laddove consentito dalla patologia del soggetto, “una delle poche opportunità concrete di percorso riabilitativo”, come definito da Papini nel 1996: il percorso consiste nel passaggio da una forma di “riabilitazione tecnica” che attiene all’ippoterapia, ad una di “riabilitazione integrata”, che attiene alla rieducazione equestre e al volteggio, ad una di “riabilitazione sociale”, che attiene all’equitazione sportiva per disabili. Ciò comporta una marcata complessità di applicazione ma, laddove applicata con metodologia rigorosa da una équipe multiprofessionale, può rappresentare una possibilità concreta di acquisizione di risultati assai positivi e spesso insperati.


La riabilitazione equestre nasce dall’integrazione di sport equestri, che ne costituiscono il presupposto tecnico, e della riabilitazione vera e propria, che ne rappresenta la finalità specifica.
 
Presenta tre particolari caratteristiche:
1) momento di unione fra terapia e sport;
2) contatto con la natura, rappresentata dal cavallo e dall’ambiente in cui l’animale si muove;
3) integrazione sociale in un ambiente non medicalizzato, che di per sé favorisce momenti di libertà espressiva con attività gestite da personale altamente professionale.

La riabilitazione equestre si articola in quattro discipline principali:
1) Ippoterapia (“Hippotherapy”): si basa sull’uso del movimento del cavallo come strumento terapeutico. Si applica a soggetti con patologia neurologica e psichica medio-grave o con forme di disabilità più lievi prima di passare alla rieducazione equestre. L’ippoterapia può però essere utilizzata anche in soggetti con problematiche ortopediche.
2) Rieducazione equestre e volteggio (“Remedial/Educational Riding and Vaulting”): prevedono l’intervento attivo del disabile nella guida del cavallo. Lo scopo è l’acquisizione delle tecniche di equitazione oltre al conseguimento degli obiettivi propri dell’area sociosanitaria (neuromotori, ortopedici, psicologici, comportamentali, educativi, sociali, ecc.). Trova indicazione in soggetti con disabilità neuromotoria medio-lieve, ortopedica o con problematiche cognitivo-comportamentali e consiste nell’eseguire esercizi a corpo libero sul cavallo alle varie andature. L’attività viene svolta in gruppo nel rispetto di regole, tempi e spazi per sviluppare lo spirito di gruppo, la fiducia nei compagni, affina la creatività, l’elasticità, la precisione, la coordinazione, l’equilibrio. Richiede personale, cavalli ed attrezzature specifiche.
3) Equitazione sportiva per disabili (“Sport Riding for the Disabled”): questa disciplina segna il passaggio ad una situazione integrata sul piano relazionale e sociale. Può essere svolta attività agonistica vera e propria (l’equitazione sportiva per disabili è disciplina paralimpica) o comunque attività competitiva o dimostrativa (show a cavallo, caroselli) o di giochi a cavallo. È la fase della riabilitazione equestre più strettamente connessa con l’attività di aggregazione e socializzazione.
4) Attacchi (“Driving”): in Italia la sua applicazione alla riabilitazione equestre è agli inizi, in quanto si tratta di disciplina degli sport equestri ancora in via di sviluppo. Si applica a soggetti con disabilità neuromotoria o psichica di grado variabile; richiede spazi ampi e specifici, attrezzature, cavalli e personale particolarmente specializzato.