Oggi Quotidiano Sanità ha pubblicato il REPORT dell’8° monitoraggio sull’andamento del Covid 19 relativo al periodo 29 giugno – 5 luglio 2020, curato dall’ISS e dal Ministero della Salute.

I dati rilevanti da registrare sono:

  • un indice Rt superiore a 1 in ben 7 regioni nell’ultima settimana (Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana e Veneto), dove “erre con ti” è l’indice di trasmissibilità, ovvero un parametro che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva, dato dal numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo,
  • un trend settimanale dei nuovi casi in crescita in 11 Regioni,
  • 636 i focolai attivi nella nazione di cui 99 nuovi solo nell’ultima settimana,
  • la necessità di monitorare ben 10 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto) valutate a rischio moderato di impatto del Covid sui servizi sanitari,
  • la criticità sanitaria in 4 regioni (Abruzzo, Campania, Friuli Venezia Giulia e Puglia) data da un numero di unità di personale inferiore ad 1 su 10 mila dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento,
  • l’allerta sulla resilienza dei servizi sanitari in Abruzzo, Campania e Puglia.

Si tratta di informazioni che dipingono un quadro in generale peggioramento e di numeri che evidenziano la gestione dell’epidemia CoVid19 a livello regionale. 

A partire dal suddetto Report Luciano Fassari su Quotidiano Sanità riassume con precisione la situazione regione per regione, schematizzata in questa tabella:

Già da una lettura sommaria appare evidente l’aumento di casi registrato nelle regioni con aumento di flusso turistico.

Alla luce di questi dati, il Ministero della Sanità e l’ISS non ritengono la situazione allarmante in quanto “il quadro generale della trasmissione e dell’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 in Italia rimane a bassa criticità con una incidenza cumulativa negli ultimi 14 gg (periodo 22/6-5/7) di 4.3 per 100 000 abitanti (in lieve diminuzione)”, nonostante si rilevi che “in quasi tutte le Regioni sono stati diagnosticati nuovi casi di infezione nella settimana di monitoraggio corrente, con casi in aumento rispetto alla precedente settimana di monitoraggio in alcune Regioni”. Si ritiene che persista “l’assenza di segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali” nonostante “in alcune realtà regionali continuano ad essere segnalati numeri di nuovi casi elevati”. Si valuta necessario invitare alla cautela in quanto i dati denotano che “in alcune parti del Paese la circolazione di SARS-CoV-2 è ancora rilevante”. Infatti, “oltre ai focolai attribuibili alla reimportazione dell’infezione vengono segnalati sul territorio nazionale alcune piccole catene di trasmissione di cui rimane non nota l’origine”. “Questo evidenzia come ancora l’epidemia in Italia di COVID-19 non sia conclusa. Si conferma perciò una situazione epidemiologica estremamente fluida”. Si conclude quindi che la situazione descritta in questo report sia “complessivamente positiva con piccoli segnali di allerta relativi alla trasmissione. Al momento i dati confermano l’opportunità di mantenere le misure di prevenzione e controllo già adottate dalle Regioni. È necessario mantenere elevata la resilienza dei servizi territoriali, continuare a rafforzare la consapevolezza e la compliance della popolazione, realizzare la ricerca attiva ed accertamento diagnostico di potenziali casi, l’isolamento dei casi confermati, la quarantena dei loro contatti stretti. Queste azioni sono fondamentali per controllare la trasmissione ed eventualmente identificare rapidamente e fronteggiare recrudescenze epidemiche”.

A questo proposito alcuni ricercatori dell’ISS (Flavia Riccardo, Alberto Mateo Urdiales, Maria Luisa Scattoni) hanno realizzato e diffuso un video #pernontornareindietro dove ci ricordano le precauzioni essenziali da utilizzare per contrastare il virus, senza rinunciare a momenti di convivialità, divertimento e relax durante questa estate 2020.

Fondamentale la campagna di sensibilizzazione a 360° per informare e coinvolgere una popolazione stanca, desiderosa di normalità, non disponibile a rinunciare alle ferie in leggerezza e non pronta a sacrificare sé stessa per il bene comune. Ne è prova il flop dell’app immune, molto discussa, fortemente criticata e di fatto non utilizzata dalla maggior parte degli italiani. L’app Immuni non ha infatti raggiunto i target auspicati. Secondo il commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri “la principale ragione ha a che vedere con la fase del ciclo dell’epidemia che stiamo vivendo che trova qualche forma comprensibile ma non condivisibile di rilassamento generale”.  Nel corso di un evento organizzato dal Centro Studi Americani ha dichiarato che la App “servirà molto a partire dall’autunno”. Il viceministro Pierpaolo Sileri ha spiegato che “fa parte degli strumenti a nostra difesa contro il virus” ed ha sottolineato che “non si tratta di cedere i nostri dati in cambio della salute e neppure di paragonare il rilascio di dati sensibili ad altre app con Immuni, la quale trattiene esclusivamente informazioni anonime legate al contatto con un caso positivo”.  Sileri ha sottolineato l’importanza “di essere responsabili e consapevoli che se c’è qualcosa di buono che possiamo fare grazie al digitale contro il Covid, è usare Immuni. Nessun individuo si salva da solo, nessuno di noi è un’isola. Siamo tutti parte di un insieme che se contribuiamo a proteggere e far interagire proficuamente, diventa una comunità”. Silvestro Scotti, segretario generale della FIMMG, ha dichiarato che “Solo scaricando l’App Immuni il sistema sanitario potrà controllare efficacemente i nuovi focolai di infezione da Covid-19 ed evitare di essere costretti ad un nuovo lockdown”. Per questo la medicina generale ha scelto di schierarsi a sostegno del ministero della Salute per sensibilizzare i cittadini all’importanza della tracciabilità per individuare ed interrompere precocemente le nuove catene di contagio.

Resta il fatto che questa App non piace agli italiani che quindi -con alta probabilità- continueranno a non utilizzarla: il perché è da indagare tra le maglie delle strategie di comunicazione adottate e nella percezione di fiducia nel mondo della politica da parte della popolazione. Resta aperto il quesito sulle strategie più efficaci per raggiungere capillarmente la popolazione, responsabilizzarla e coinvolgerla attivamente: mi chiedo se al tavolo di concertazione possano contribuire in modo propositivo altri soggetti, forse ad oggi non contemplati, capaci di restituire la complessità delle diverse prospettive dal basso, per colmare quel gap sempre maggiore che da decenni separa politica e cittadinanza.

Per tenere viva la memoria del passato-presente contro la tendenza a dimenticare, negare e minimizzare una lettura emozionante ed emozionata, scritta da chi è stato travolto dall’imprevedibile e non si è tirato in dietro.

Una narrazione a 37 voci quella pubblicata da Il Pensiero Scientifico Editore (PSE) e curata dalla dott.ssa Luisa Soldano dal titolo  “Emozioni Virali – Le voci dei medici dalla pandemia”. Fra gli autori compaiono medici e pediatri di libera scelta, ospedalieri, ricercatori, liberi professionisti, militari, neolaureati e specializzandi: da un lato le tragedie, dall’altro la forza della resilienza dei singoli che fanno gruppo riorganizzandosi in assenza di protocolli guida. Venduto al Prezzo di 18 euro devolverà i proventi  alle famiglie dei medici morti in questi mesi.

Come sempre la storia è scritta dai vincitori, mai dai vinti, deformando la realtà e l’interpretazione che il futuro le attribuirà verso una bidimensionalità priva di sfaccettature e prospettive. Questa volta non sarà così: la storia di questa pandemia, nostro malgrado con i piedi ancora nel presente, non potrà mai essere scritta da colui che, da un punto di vista evoluzionistico, ad oggi appare come il momentaneo vincitore. Quel virus che ha saputo colonizzare una nuova specie ed adattarsi ad essa con velocità e mutabilità straordinarie non racconterà mai la propria versione, così come mai potranno raccontarcela i veri vinti: le migliaia di vittime morte in solitudine dietro ad un respiratore, con davanti la sola ultima immagine di medici senza volto. Con la sensibilità propria della Storia Orale e della Medicina Narrativa potremmo invece cambiare la tendenza alla bidimensionalità, dando voce alle famiglie delle vittime ed accogliendo le storie di una popolazione ferita da un trauma collettivo invisibile, caratterizzato da solitudine e paura, che si esplicita ogni giorno di più con subdole forme di disagio individuale. Questo restituirà dignità a tutti i deceduti, spessore alla Storia che leggeranno i posteri ma soprattutto sarà una grande opportunità di catarsi collettiva che altrimenti rischia di restare sepolta sotto la fretta del ritorno alla normalità ed al bisogno di cancellare l’accaduto come un brutto sogno. Questo potrebbe anche aiutare una società disgregata dagli individualismi a sentirsi più unita, nel rispetto dell’altro e nella tutela di tutti.

Il superamento -almeno parziale- dell’autoreferenzialismo potrebbe dare i propri frutti anche nel breve termine, permettendo ai molti -preoccupati dello stigmatismo e delle conseguenze pragmatiche del proprio comportamento responsabile- di superare le paure e denunciare il proprio stato di salute, piuttosto che quello di chi -malato o portatore sano- continua a non rispettare i comportamenti di tutela di sé e degli altri, contribuendo alla diffusione del virus ed alzando la probabilità di un nuovo lockdown, deleterio per l’economia e la salute psico-fisica dell’intero paese.