Cautela è la parola d’ordine. La cautela interpretativa di chi analizza i dati e come un funambolo cerca l’equilibrio tra l’esigenza di informare e quella di non allarmare, ma anche la cautela che dovremmo avere tutti noi, a partire dai gesti quotidiani per arrivare alla responsabilità di azioni e comportamenti.

E’ innegabile che i dati di oggi siano migliori di quelli che hanno caratterizzato il periodo marzo-giugno in termini di severità e mortalità. Al contempo è innegabile che stiano aumentando sia i contagi, sia i ricoveri.

Pertanto il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini nell’Ordinanza del 24/7/20 riafferma alcuni principi chiave quali: 1) il metro di distanziamento in tutti i contesti, sia al chiuso che all’aperto se caratterizzati da posizioni fisse e prestabilite;  2) limite di partecipazione nelle celebrazioni che si svolgono all’interno degli edifici religiosi con un numero di sedute utilizzabili che garantiscano il distanziamento tra i partecipanti, in ogni caso fino al numero massimo di 350 persone.

L’11° Report di Monitoraggio sul CoVid19 -aggiornato al 28/7/29 e pubblicato su Quotidiano Sanità- evidenzia un peggioramento caratterizzato da un calo dell’età media dei nuovi casi che scende a 40 anni e da un trend in crescita in 16 Regioni, con 763 focolai attivi. Questi ultimi per il momento non sembrano mettere in crisi il SSN, anche se cala in molte regioni la capacità di monitorare l’epidemia, mentre l’indice Rt nazionale resiste poco sotto l’1 con uno 0,98 precario e 6 regioni che hanno già superato la soglia. Per questo il Ministero della Salute e l’ISS sottolineano la forte necessità di attenzione e rispetto delle norme in vigore.

In totale nella settimana di riferimento sono stati registrati a livello nazionale 1.613 nuovi casi con un 36% di origine ignota. Su Quotidiano Sanità i dati in sintesi regione per regione.

Il Governo ha prorogato lo Stato di Emergenza al 15 Ottobre 2020 e ribadito la necessità di mantenere determinate precauzioni in merito ad assembramenti e spostamenti. Il Presidente Mattarella invita a non abbassare le difese sottolineando che la libertà non si esprime con la possibilità di fare ammalare gli altri.

Dal grafico dei dati elaborati dal GIMBE che illustra il posizionamento delle Regioni in relazione alle medie nazionali di prevalenza e incremento percentuale dei casi nella settimana dal 25/7 al 1/8/20 emergono cambiamenti rilevanti, nonostante il calo dei tamponi.

In un sistema globalizzato come quello contemporaneo, l’analisi e le successive scelte strategiche non possono limitarsi ai confini politici. La recente esperienza pandemica ancora in atto infatti ci ricorda quotidianamente che è necessario un approccio sistemico nazionale, europeo e mondiale: all’interno di uno stesso paese, così come in scala più ampia, sono necessarie linee ponderate capaci di tenere conto sia delle differenze locali sia della frequenza degli spostamenti della popolazione, in quanto promotori di contaminazioni (positive come quelle culturali e scientifiche ma anche negative come nel caso della diffusione di un virus che non fa differenze sociali né geografiche).

La situazione infatti non pare andare meglio in alcuni stati europei come UK, Spagna e Germania che sono alle prese con dati crescenti e focolai in aumento, mentre Belgio ed Olanda anticipano con misure restrittive per contenere i dati. In seria difficoltà anche Israele, USA, Brasile e Cina che hanno già riattivato diverse forme di lock-down.

Mentre i Presidenti negazionisti di alcuni paesi come UK, USA e Brasile hanno ritrattato (un po’ in ritardo) la propria posizione, nuovi movimenti reazionari denunciano un attacco alla Democrazia e l’invenzione del virus come strategia per controllare le popolazioni, invitando tutti a non indossare la mascherina e a non rispettare le norme di distanziamento e di igiene.

Difficile commentare l’ultima prospettiva senza chiedersi come gli inventori di un “falso virus” avrebbero potuto mettere in scena la quantità di decessi di cui siamo stati tutti testimoni, diretti o indiretti. Altra cosa è sostenere che un virus esistente possa essere strumentalizzato e cavalcato politicamente, fatto tristemente testimoniato dalle posizioni che quotidianamente minano coesione e fiducia, a favore di caos e polemica sterile.

Innegabile invece la rilevanza di una riflessione profonda sull’ideologia democratica e sui frequenti attentati alla sua stabilità. Senza dubbio, in presenza di pandemia, le forme di espressione democratica sono ristrette a favore di uno stato di allerta che necessita di maggior controllo, parallelamente a nuove norme e alla richiesta di una omogeneizzazione collettiva dei comportamenti, atta a contenere la diffusione.

A garanzia della Democrazia è indispensabile quindi un’analisi critica in merito alla sensatezza ed appropriatezza delle norme ma soprattutto un monitoraggio della loro limitatezza nel tempo.

Al suddetto impegno, si preferisce piuttosto il sistematico attacco alle istituzioni, a prescindere dalle tematiche, dalle situazioni e dai contesti, senza pensare che esso possa essere ben più pericoloso per la sopravvivenza della tanto difesa Democrazia. Dallo strategico utilizzo di slogan massificati tarati per attivare l’allerta sui bisogni primari (che avviene nelle aree più arcaiche del nostro cervello), alla più semplice superficialità acritica travestita da “sapere” e da nobile intento di protezione dei massimi valori democratici, si è semplicemente contro, spesso senza neppure mettere a fuoco ciò per cui potremmo essere ed agire a favore.

Un caos che -strategico o involontariamente partecipato- è senza dubbio funzionale a chi ad oggi mira a screditare per destrutturare, senza promuovere alternative percorribili, fruibili e futuribili ma anche a chi semplicemente preferisce non pensare ed agire come nulla fosse mai accaduto… peccato solo che le conseguenze -sanitarie ed economiche- si riverseranno su tutti.