In data 14 marzo, il ministro della Salute francese, Olivier Véran ha lanciato un Tweet in merito all’emergenza CoVid19 dove afferma che “l’assunzione di antinfiammatori (ibuprofene, cortisone..), potrebbe essere un fattore aggravante l’infezione” e consigliando, in caso di febbre, di prendere il paracetamolo e chiedere al medico in caso di necessità di assunzione di antinfiammatori.
In breve la notizia ha fatto il giro del mondo e -reinterpretata da più voci- ha scatenando commenti e discussioni.

Uno dei messaggi emerso dal tam-tam sosteneva che i casi più gravi tra i soggetti giovani, parrebbero essere tali per via dell’assunzione di farmaci antinfiammatori all’inizio della malattia. Per questo si sconsigliava l’utilizzo di farmaci come aspirina, ibuprofene, naprossene, voltarene (diclofenac) in quanto a rischio di esacerbare la patologia con un’accelerazione temporale e un incremento di virulenza; in caso di necessità quindi si suggeriva di assumere solo paracetamolo.

Tutti si sono ingegnati per individuare la fonte alla base della suddetta affermazione, senza venirne a capo. Alcuni hanno ipotizzato che l’origine potesse essere un articolo pubblicato su The Lancet  che però fa riferimento ad ipotesi ed opinioni e non ad una ricerca scientifica, altri hanno pensato che la fonte fosse invece una lettera aperta all’editore pubblicata sul BMJ. Qui l’autore sottolinea che il nuovo coronavirus, SARS-CoV-2, per entrare nelle cellule bersaglio, usa il legame con l’enzima ACE2 ed evidenzia come alcuni farmaci ACE inibitori o bloccanti il recettore dell’angiotensina 2, come lisinopril e il losartan, possano aumentare significativamente l’espressione di RNA messaggero (e quindi probabilmente anche la quantità di proteina stessa) dell’ACE2 cardiaco. Questo studio è stato effettuato sui topi, quindi ad oggi non sappiamo se lo stesso meccanismo riguarda anche l’uomo; se così fosse , potremmo sostenere che una maggiore espressione di ACE 2 sarebbe in grado di accelerare l’assorbimento del virus nelle cellule e la colonizzazione del tessuto polmonare dell’ospite umano, visto che l’ACE2 è il recettore usato dal nuovo coronavirus per entrare nelle cellule.

Si tratta di un’ipotesi analoga agli antipertensivi, in merito alla quale non esistono studi sull’uomo che lo dimostrino. Per questo, in merito alla correlazione tra farmaci ipertensivi e maggior probabilità di contrarre il virus, il SIIA (Soc. Ita. Ipertensione Arteriosa) ha subito lanciato un comunicato nel quale conferma la presenza in ambito scientifico dell’ipotesi ma comunica che allo stato attuale delle conoscenze, la suddetta relazione rappresenta solamente una ipotesi di lavoro e di ricerca che non deve assolutamente portare i pazienti iperteso a sospendere la terapia anti-ipertensiva, rischiando così maggior possibilità delle conseguenze ben più gravi.

Anche il Dott. Franco Berrino, nell’intervista che trovate qui, sconsiglia l’uso di antinfiammatori, suggerisce piuttosto di accettare qualche grado di temperatura in quanto reazione fisiopatologica del corpo umano utile a debellare virus e batteri e suggerisce l’antipiretico (tachipirina) solo in caso di febbre elevata.

Personalmente credo che la cosa migliore sia quella di NON gestire in modo autonomo i farmaci bensì consultare il proprio medico curante che potrebbe confermare l’utilizzo del solo antipiretico in caso di febbre alta e non promuovere l’utilizzo di altri farmaci o la variazione di altri iter terapeutici: nessuno come come il nostro medico di riferimento ha le competenze per consigliarci il meglio per il nostro quadro clinico e personalizzare l’approccio.

Le precauzioni e le cautele restano la migliore forma di prevenzione, in attesa di buone notizie sul fronte della cura, della gestione e dei vaccini da parte dei ricercatori.

Piccole variazioni dello stile di vita possono dare grandi risultati: lavarsi le mani, alzare l’igiene del corpo, degli spazi in cui viviamo e degli oggetti che tocchiamo più di frequente, mantenere la distanza sociale, uscire solo per le attività strettamente necessarie, ma anche seguire una buona igiene posturale, motoria e mentale.

E’ infatti fondamentale non isolarsi, informarsi correttamente dalle fonti attendibili senza sovra-informarsi, mantenere relazioni sociali attraverso tutti i canali tecnologici a disposizione, non cadere nella inattività e non farsi prendere dalla pigrizia o dallo sconforto, mantenersi attivi fisicamente con esercizi fisici alla nostra portata, fare esercizi di respirazione profonda, yoga, training autogeno o qualsiasi attività rilassante che ci faccia stare bene e ci dia serenità, curare hobby e dedicarsi ad attività piacevoli.